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L'Intolleranza al Lattosio

L’uomo inizia a bere il latte 12 mila anni fa, con l’avvento dell’agricoltura e della pastorizia, poiché prima procurarsi il latte di animali ancora selvatici, era pressoché impossibile.

Prima di allora solo nel primo anno di vita era possibile digerire il latte grazie alla presenza della Lattasi, l'enzima indispensabile per scindere il Lattosio, che è un disaccaride, nelle sue due componenti, Glucosio e Galattosio, che solo singolarmente possono essere assorbite dall'intestino. All'età dello svezzamento i bambini preistorici perdevano la lattasi e quindi la capacità  di digerire il lattosio.

​Devono trascorrere migliaia di anni prima che compaiano mutazioni genetiche che impediscano che la produzione di lattasi si riduca con lo svezzamento e rimanga stabile per tutta la vita.

La mutazione non è tuttora presente in tutta la popolazione, che si divide, dal punto di vista genetico, in 2 gruppi:

  1. Quelli che ereditano una di queste mutazioni e sono tolleranti

  2. E quelli che non la ereditano e rimangono geneticamente intolleranti

Nella regione regolativa del gene della lattasi (MCM6) si riconoscono due polimorfismi:

  • 13910 C/T

  • 22018 G/A

  1. SE LA MUTAZIONE 13910 È ALLO STATO OMOZIGOTE 13910  (C/C),  si ha una totale deficienza dell’enzima lattasi nell’adulto  con conseguente impossibilità di digerire il lattosio.

    • Di questi il 90% ha anche il genotipo omozigote 22018 G/G,

    • mentre solo il 10% sono eterozigoti 22018 G/A o omozigoti 22018 A/A e possono avere una sintomatologia più lieve. 

    • Quindi la variante 13910 C/C e 22018 G/G  corrisponde al  fenotipo di intolleranza al lattosio 

  2. In individui eterozigoti 13910 C/T, la riduzione solo del 50% del livello di attività della lattasi è  sufficiente a garantire la digestione del lattosio.

  3. Gli individui con genotipo 13910 T/T sono invece totalmente tolleranti al lattosio.

 

La PREVALENZA del genotipo 13910  C/C  e quindi dell'intolleranza al lattosio nei paesi dell’area mediterranea arriva fino al 50-70 % e varia varia notevolmente nel mondo.

In Cina, Sudest asiatico, Medioriente, Africa, America del Sud è intollerante l’80-100% della popolazione,  in Russia e Stati Uniti il 30-60%,  in Italia la media è 50% (70% al Sud e 30% al Nord), in Australia il 15-30%, nei Paesi Scandinavi l'intolleranza non supera il 15%.

In caso di deficit di lattasi il lattosio raggiunge immodificato il colon, dove, per azione osmotica, richiama liquidi e provoca diarrea, inoltre viene fermentato ad opera dei batteri che compongono il Microbiota intestinale, dando luogo alla produzione di vari gas e sostanze irritanti, capaci di provocare non solo sintomi intestinali, gonfiore, borborigmi, dolore ma anche sistemici, cefalea, vertigini, insonnia, eruzioni cutanee e perfino depressione.

Col tempo si pensa che possa anche alterare il Microbiota e provocare una Disbiosi.

Anche nei tolleranti, se smettono a lungo di bere il latte, le cellule intestinali smettono di produrre la lattasi, per cui dovrebbero ricominciare con piccole dosi da aumentare gradualmente per poterlo digerire.

DIAGNOSI 

  • TEST DEL RESPIRO O BEATH TEST 

E' l’esame diagnostico più diffuso per accertare l’intolleranza al lattosio. Consiste nell’analisi dell’aria espirata dal paziente prima e dopo la somministrazione di una dose di lattosio. Se questo zucchero non viene digerito e inizia a fermentare, si ha un’iperproduzione di Idrogeno: se il test rivela che nell’aria espirata è presente un livello eccessivo di questo gas, significa che il paziente è intollerante al Lattosio. 

  • Il TEST GENETICO

accerta l'eventuale origine o predisposizione genetica (sia omozigote che eterozigote) del disturbo.

Nei BAMBINI, dal momento che il declino dell’attività della lattasi si sviluppa, fra i 5 e i 12 anni, il test genetico  deve essere considerato come un test di esclusione, utile cioè per escludere il coinvolgimento della componente genetica nell’insorgenza di eventuali disturbi conseguenti all’ingestione di alimenti contenenti lattosio 

TERAPIA 

  1. DIETA.

    • L’intolleranza al lattosio si tratta principalmente eliminando dalla dieta tutti le fonti di lattosio compresi, contrariamente a quanto si dice, il latte di pecora e di capra.

    • Questo non significa che si debba rinunciare a tutti i derivati del latte. I formaggi stagionati (come grana, parmigiano, provolone e pecorino), infatti, non danno problemi poiché il processo di stagionatura azzera quasi del tutto la presenza di lattosio. 

    • Dobbiamo inoltre precisare che gli intolleranti, specie se eterozigoti (C/T) o eterozigoti 22018 G/A o omozigoti 22018 A/A possono tollerare fino a 2-4 g a pasto e se il contenuto di una tazza di latte è di 10 g di lattosio, meno di 0.5 g sono contenuti in 100 g di  mozzarella di bufala e nella maggior parte dei formaggi teneri come come Robiola, Stracchino, Caciocavallo, Crescenza, Caciotta, Taleggio, Brie, Camembert, Feta, Tomino, Quark, Caprino ma anche Yogurt, Kefir,  in cui il lattosio è stato fermentato dai lattobacilli e non richiede quindi la lattasi intestinale per essere assorbito.

  2. I cosiddetti LATTI DELATTOSATI sono trattati con lattasi industriali che digeriscono il 90% del lattosio. Non sono consigliabili perché contengono glucosio e galattosio liberi che alzano l’indice glicemico.

  3. Meglio usare il latte di SOIA o di MANDORLA  

  4. Gli INTEGRATORI A BASE DI LATTASI  non si sa quanto siano realmente efficaci.

 

 

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